Che cos’è il gioco Montessori di cui tanto si sente parlare?
Maria Montessori sosteneva che ‘il gioco è il lavoro del bambino’.
Con questa affermazione, spesso male interpretata, Montessori non intendeva dire che i bambini non dovessero giocare ma, al contrario, metteva al centro il gioco come l’attività più importante allo sviluppo psicofisico dei bimbi.
Il metodo educativo del gioco Montessori si è sviluppato all’inizio del XX secolo da Maria Montessori, medico italiano e specialista dell’educazione.
Il metodo di insegnamento con il gioco Montessori è riconosciuto in tutto il mondo per i suoi effetti benefici.
Incoraggia lo sviluppo della personalità del bambino e le sue percezioni sensoriali.
Scopriamo che cos’è il gioco Montessori.
Il bimbo si esprime col gioco
Non tutti sanno che il modo di giocare di un bambino può dare molte informazioni sulla sua affettività, sulla sua intelligenza, sulla sua capacità di rapportarsi con il mondo esterno.
Ma c’è di più: l’attività ludica è l’espressione più autentica e vistosa dei conflitti, delle paure, dei desideri di un bambino e anche una fondamentale valvola di sfogo per superare ogni frustrazione derivante dall’esterno.
Il gioco è infatti un momento di libertà assoluta, durante il quale è consentito ignorare, infrangere, capovolgere le regole e i divieti che i genitori, poi, gli insegnanti devono necessariamente imporre a un bambino lungo il cammino della sua crescita.
All’interno del cerchio magico in cui un piccolo che gioca è idealmente racchiuso, tutto diventa facile e possibile (‘facciamo finta che voliamo?’), e questa straordinaria chance sottopone al migliore e più naturale degli allenamenti non solo l’intelligenza e la fantasia, ma anche i sensi, e in particolare il tatto, la vista, l’udito.
È dunque importantissimo, di più, irrinunciabile, lasciare che il bambino giochi ogni volta che lo desidera il più liberamente possibile.
Non è granché utile pianificare minuziose strategie per ‘far giocare’ un bambino, così come è una cattiva idea essere troppo propositivi (o, peggio, invadenti) nei suoi confronti quando arriva il momento di giocare: con pochissimo a disposizione qualsiasi bimbo è in grado di cavarsela da sé, a tutto vantaggio dello sviluppo psicoemotivo.
Le caratteristiche del gioco nel metodo Montessori
Se si osservano i bambini in un programma prescolare Montessori, si noterà che il cosiddetto ‘lavoro’ ha tutte le caratteristiche chiave del gioco.
Il gioco è auto-scelto e auto-diretto e i giocatori sono sempre liberi di smettere.
Secondo il metodo Montessori, il gioco è ‘ciò che si vuole fare, al contrario di ciò che si è obbligati a fare’.
Montessori e il gioco rispettano pienamente questi requisiti: in un programma scolastico montessoriano, i bambini hanno tre ore ogni mattina e due ore ogni pomeriggio in cui scelgono liberamente con quale attività vogliono impegnarsi, dall’uso delle perline a preparare uno spuntino per i loro coetanei.
Il gioco metodo Montessori è un’attività in cui i mezzi sono più apprezzati dei fini.
Ecco perché si parla di gioco euristico Montessori.
Maria Montessori osservò che i bambini sono molto più concentrati sui processi, e non sui fini.
È facile trovare bambini che lucidano con cura uno specchio fino a quando non brilla magnificamente.
L’adulto può mettere via lo specchio, ma probabilmente il bambino ricomincerà da capo a lucidarlo!
Il gioco è un’attività condotta principalmente fine a se stessa.
L’attività ludica, secondo il metodo Montessori, si svolge con la ripetizione delle attività che solitamente vengono condotte dagli adulti.
Si può definire anche un gioco libero Montessori.
A differenza di un adulto che svolge una determinata attività per raggiungere un risultato, il bambino esplora queste attività in modo totalmente auto assorbito, fine a se stesso, scegliendo di ripeterli più e più volte, per non ottenere un risultato.
Attività e giochi ispirati al metodo Montessori per bambini di 3 anni
I bambini giocando, dovrebbero preferire l’uso di strumenti reali, anziché i classici giochi di plastica.
Così facendo, pur attraverso l’attività ludica il ‘fanciullo’ entra in contatto con il mondo reale in maniera naturale.
Questo metodo presenta una quantità incredibile di esperienze di apprendimento che nascono dal naturale desiderio di esplorazione, curiosità e passione per il mondo.
Le attività di smistamento insegnano al bambino a raggruppare e confrontare ponendo le basi per l’acquisizione del pensiero logico riconoscendo i modelli nella vita reale.
I bambini con il gioco Montessori sono naturalmente attratti dal lavoro di smistamento che consente alla loro mente di prepararsi al pensiero matematico.
Attraverso determinate attività, come quelle del gioco Montessori con scatola, imparano ad organizzare i loro pensieri.
Il gioco del silenzio Montessori
Il gioco del silenzio Montessori è un esercizio che ha l’obiettivo di fare in modo che il bambino raggiunga una consapevolezza interiore.
Il silenzio, specialmente a scuola, è molto importante.
Tuttavia il gioco Montessori, secondo il metodo tipico, non vuole imporlo, ma vuole insegnarlo in modo differente.
Questo perché questo metodo educativo pensa che altrimenti si verrebbe a creare un’associazione criticabile tra silenzio e punizione.
Maria Montessori pensa che il gioco del silenzio sia molto utile per mettersi in ascolto, per favorire l’autocontrollo e per imparare ad essere pazienti.
Allo stesso tempo il bambino può imparare meglio ad ascoltare gli altri.
Infatti il metodo Montessori si propone di raggiungere lo scopo di favorire l’armonia dell’individuo e una strada per arrivare a questo obiettivo potrebbe essere rappresentata proprio dal silenzio, inteso come momento fondamentale per ricevere informazioni.
A differenza di quanto pensano molti altri, secondo il quale il gioco del silenzio Montessori servirebbe per riportare la calma in classe, ci sono molte modalità in cui si può applicare.
Tutto dipende dalla situazione.
La pratica nacque per caso.
Un giorno Maria Montessori teneva in braccio un bambino addormentato.
In quel momento invitò gli altri bambini a stare in silenzio mettendosi ad osservarlo.
I bambini immediatamente si tranquillizzarono e poi furono incoraggiati a rimanere in silenzio, cercando di percepire tutti i rumori circostanti, a partire dal ritmo del respiro del bambino che dormiva.
In classe la maestra non deve imporre la parola silenzio, ma basta che lei stessa faccia silenzio, perché i bambini comincino ad imitarla.
Poi prosegue via via chiamando i bambini a bassa voce, iniziando proprio da quelli che maggiormente hanno fatto fatica a restare in silenzio.
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